Incipit: che roba è?
Cos’è l’incipit? Come si scrive un buon incipit? Perché dovrei preoccuparmene?
Tutte domande interessanti. Cominciamo dalla prima.
Che cos’è l’incipit?
Qualche tempo fa ho letto che una buona stretta di mano incide molto sull’impressione che facciamo a uno sconosciuto. Una stretta debole può comunicare disagio, viceversa una troppo energica può esprimere aggressività (si pensi alla famosa stretta di mano di Trump). Una buona stretta di mano invece, decisa ma non forte, comunicherà sicurezza e confidenza.
L’incipit è la stretta di mano di uno scrittore: un inizio troppo debole annoierà il lettore, uno troppo aggressivo potrebbe metterlo a disagio. Un incipit equilibrato – come una buona stretta di mano – farà venir voglia di approfondire la conoscenza o, in questo caso, la lettura. Starà poi allo scrittore dimostrare di essere un buon intrattenitore fino alla fine.
L’incipit è il modo in cui un’opera comincia. Niente di più.
Dico opera perché non solo i racconti e i romanzi hanno un incipit, ma anche i testi teatrali, le canzoni… e anche i temi in classe, ovvio. Tutto ciò che ha un’anima narrativa, ha un incipit.
Ora starai pensando: bene, ma come si scrive un buon incipit?
Tranquillo, lo vediamo subito.
Tre regole d’oro per scrivere un incipit efficace
1. Incuriosisci.
Hai presente quella sensazione strana che dà un aereo quando decolla, o un attimo prima di atterrare? Quell’attesa eccitata che genera l’imminenza del distacco o del contatto? Questa è la sensazione che dovrebbe dare un buon incipit (e un buon cliffhanger, ma questa è un’altra storia): una tensione sopportabile, anzi piacevole.
Ed è certamente quella che riesce a infondere Italo Calvino nel suo “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, dove ogni incipit si dissolve in un altro incipit, portando ogni volta al limite la curiosità del lettore. Calvino sfrutta appieno il potenziale che un incipit può sprigionare.
La curiosità è la benzina di ogni storia, ciò che tiene il lettore incollato alla pagina dall’inizio alla fine. Ovviamente è importante in tutte le parti dell’opera, ma nell’incipit, proprio come per l’avvio di un’automobile, la quantità di curiosità da suscitare è maggiore.
Quindi non essere impaziente: dedica all’incipit tutto il tempo necessario perché sia inaffondabile, ma poi…
2. Non perdere tempo
Il tempo che dedicherai alla scrittura dell’incipit sarà inversamente proporzionale al tempo che il lettore impiegherà per leggerlo. Oggi infatti nessuno ha tempo da perdere e tutti vogliono tutto subito: la vita è troppo breve per leggere libri scadenti (semi-cit.) e il lettore lo sa.
Lo dimostra il fatto che il gusto del lettore moderno si è orientato verso quello che viene chiamato incipit in medias res: altra espressione latina che significa “nel mezzo della cosa”. In altre parole, il lettore viene immediatamente calato nel flusso degli eventi: talvolta per esempio si presenta una situazione già compiuta, che poi verrà spiegata tramite un flashback a regola d’arte, e dalla quale il personaggio dovrà districarsi.
Anche preferendo un incipit un po’ più morbido, comunque, è bene non prendersela con troppa calma. Il tempo del lettore è prezioso, e il fatto che lo stia dedicando a qualcosa che hai scritto deve essere motivo di orgoglio, ma anche di grande responsabilità: non sprecarlo.
3. Conosci il tuo pubblico.
D’accordo, questa è una cosa importante non solo per l’incipit ma in generale per la scrittura. Conoscere il tuo pubblico significa sapere cosa si aspettano da te i tuoi potenziali lettori: scrivere per un congresso di cardiologi non è lo stesso che scrivere per i membri del Fan Club di Harry Potter, quindi stai in campana.
Conoscere il tuo pubblico di riferimento ti aiuterà a scegliere il linguaggio giusto, e a solleticare la curiosità dei lettori nei punti più sensibili.
Seguendo queste tre regole – o meglio allenandoti a seguirle – sarai in grado di scrivere incipit efficaci, che catturano il lettore e non lo lasciano più andar via.
Se ne hai altre, sentiti libero di condividerle nei commenti al post!
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