Umanità alla Lacumbia

[Fare arte nel 2017 non è facile. Fare arte in Italia nel 2017, lo è ancora meno. Per questo quando trovo (o come in questo caso ri-trovo) qualcosa di molto piacevole e artisticamente rilevante, mi sento in dovere di condividerlo].

Si sente spesso dire che nelle mani di taluno la tal cosa diventa qualcos’altro.
Per esempio:

Nelle mani di Houdini, un fazzoletto poteva diventare una colomba.
Nelle mani di Michelangelo, un blocco di marmo poteva diventare un capolavoro.
Nelle mani di McGiver, un elastico e una Bic potevano diventare un elicottero Apache.
Nelle mani di Chuck Norris, una persona poteva diventare yogurt greco.

Beh, stasera ho visto un tale le cui mani potevano diventare qualsiasi cosa.

Nello spazio (piacevolmente rinnovato) della Lacumbia Film ho assistito allo spettacolo di Jacopo Tealdi.

Con il solo aiuto di luci e musica e la capacità di muovere le mani come fossero molto più che semplici estensioni del proprio corpo, Jacopo ha messo in scena un intero varietà con sei diversi personaggi, svariate comparse, numeri di ballo, esibizioni canore, monologhi e interviste entnoantropologiche: U.mani.tà

Uno spettacolo fatto interamente a mano.

Soltanto intrecciando le dita (stento ancora a credere che ne abbia solo cinque per mano) Jacopo dà vita a personaggi estremamente espressivi e molto ben caratterizzati – tanto che anche i meno elaborati riescono a farti dimenticare che non si tratta di entità a sé stanti, ma fanno parte di un corpo.

Abilità manuali a parte, ha saputo creare dei numeri coinvolgenti e molto ironici, dimostrando anche capacità narrative (o di storytelling, per gli amanti della Brexit) per niente banali.

Uno spettacolo che, manco a dirlo, ha fatto man bassa di applausi. Tutti meritati.

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