Supereroi
Supereroi.
Non so perché la gente si ostini a chiamarli così.
Voglio dire, il perché del “super” è chiaro.
Prendete questo figlio di puttana per esempio: vola, è pressoché indistruttibile, ferma autobus in corsa a mani nude, spara raggi laser dagli occhi e chissà cosa gli può uscire dal culo.
Ma questo tizio non rischia nulla.
I proiettili gli fanno il solletico, il fuoco non lo brucia, pugni e carezze per lui sono la stessa cosa: è facile fare l’eroe, quando non rischi nulla.
Gli eroi sono altri.
Il pompiere che entra in una casa in fiamme sapendo di rischiare la pelle.
Il cinquantenne fuori allenamento che si getta in un canale per salvare la ragazzina che annega.
Il poliziotto ferito in una sparatoria, a due giorni dalla pensione (un classico).
L’eroe è quello che si sacrifica.
Questi super-sbruffoni, invece, non meritano pietà.
Fanno gli imbecilli, nelle loro calzamaglie sessualmente ambigue, finché qualche povero Cristo non scopre il loro punto debole. E allora lo chiamano supercattivo, quando magari di super ha solo la rata del mutuo.
Questo idiota, per esempio, ha una specie di allergia a un sasso che arriva dal buco del culo del cosmo.
Ed ora pateticamente attende che io, da copione, faccia uno di quei classici discorsi da supercattivo, che diano a lui il tempo di escogitare qualcosa o ai suoi compari il tempo di venirlo a salvare.
Certo, e magari gli faccio anche un pompino.
La verità è che gli sparerò adesso, senza esitazioni, senza discorsi, senza…
oh cazzo, l’ho fatto di nuovo.