Dialoghi del terzo tipo #8: la bomba intelligente.
Dieci anni di guerra in Iraq.
Happy Bomb-day.
– Va’ via bambino, che devo lavorare. È pericoloso.
– Scusa, ma cosa stai facendo?
– Sto esplodendo.
– È questo il tuo lavoro, esplodere?
– Sì. Sono una bomba, le bombe esplodono.
– E se ti abbraccio?
– Io non lo farei.
– Perché? È molto meglio essere abbracciati che esplodere.
– Io devo esplodere, sono una bomba. Vai via, su.
– Facciamo così, prima ti abbraccio, poi esplodi.
– Sei pazzo? Stai lontano. Lontano ho detto! Non toccarmi con quelle manine appiccicose di… che diavolo è?
– Cioccolato.
– Di cioccolato! Fermo ti dico!
– Ecco, vedi?
– Oh.
– Come ti pare?
– Piacevole. Ora vai a casa, che è tardi.
– Non esplodi più?
– Oggi no. Domani.
– Verrò ad abbracciarti anche domani allora.
Bastasse solo del cioccolato…
Da qualche parte bisognerà pur cominciare.
Non erano i puntini sospensivi sarcastici.
Erano del secondo tipo: speranza.
Ed io non stavo controbattendo ma rafforzando la posizione 😉