La ballata dell’onanista suicida

Questa è la storia un po’ particolare
di uno che a un tratto si volle ammazzare.
Dire il suo nome non è necessario
ma per capirci lo chiamerò Ilario.

Stanco di vivere si mise in testa
senza aspettare di farsi la festa.
Corse in cantina con un’idea balorda
e rovistando rinvenne una corda.

Scelse una trave adatta allo scopo
già pregustando l’assenza d’un “dopo”
ma a ripensarci la fune di juta
sopra la pelle gli parve un po’bruta.

Allora Ilario, suicida pignolo
a tutta forza puntò verso il molo:
lì prese in braccio un bel masso rotondo
così da giunger più rapido al fondo.

Solo che prima di questo esercizio
tosto pensò di levarsi lo sfizio
d’una mangiata prima d’esser morto
a una locanda nei pressi del porto.

È buona usanza che vada evitato
fino a tre ore dopo aver mangiato
di porre in essere alcuna abluzione
sì da non nuocere alla digestione.

Ilario invece piuttosto impaziente
di lasciare il mondo abusivamente
corse veloce e senza deviare
là dove “morte” significa “affare”.

Nell’armeria si comprò una pistola
e di cartuccia ne chiese una sola.
Ritornò a casa e sedette in salotto
pronto a partire facendo un bel botto.

Già con la canna puntata alla testa
tutt’ad un tratto un pensiero l’arresta:
era un bell’uomo e tutto sommato
spararsi in capo sarebbe un peccato.

Così s’alzo finalmente deciso
con un sorriso stampato sul viso
e disse con voce da folle invasato
ciò che nessun si sarebbe aspettato:

Basta con corde, pistole e altre beghe
per farla finita
m’ammazzo di seghe.

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