Mai dire Mago
Un frammento che mi sono divertito a scrivere, per quanto il fantasy non sia esattamente il mio campo. Credevo di averlo perso ripulendo il pc finchè l’ho ritrovato, è il caso di dirlo, come per magia. Buona lettura,
F.
Tra la magia dei maghi e quella degli stregoni c’è la stessa differenza che corre tra la mano di un uomo e lo zoccolo di un cavallo. La prima è precisa, tecnica, controllata. Può fare molte cose. La seconda è potenza allo stato puro, un delirio primordiale di devastazione arcana. Tra gli uni e gli altri, non corre buon sangue. Un po’ come tra psichiatri e psicologi. Solo che questi, solitamente, non hanno le conoscenze o le capacità necessarie a sgretolare l’essenza di qualcuno fino ad eliminarne da questo mondo perfino il ricordo.
Martino è il classico mago. Si è formato alla Scuola Superiore delle Arti Prodigiose, laureato con il massimo dei voti e una tesi sull’Incanto Acquatico. Poi ha fatto gavetta sotto maghi famosi come il Vladimir Fustagni, Serse Bruco e Samuel delle Paludi. Ritiene gli stregoni individui privi di classe, pazzi scatenati con poteri che non sanno usare, come un gorilla con un Blackberry.
Tristano è uno stregone: uno di quelli cui la magia è entrata dentro per forza, concentrati umani di potenza che minaccia di sciabordare dal corpo in ogni momento. Espulso dalla Facoltà di Magia Pirogena e da quella di Scienze della Creazione, vive alla giornata facendo l’artista di strada. Ritiene che i maghi siano persone meschine e frustrate, invidiose perché ciò che loro hanno ottenuto in anni di studi, la natura lo ha regalato agli stregoni alla nascita.
L’ultima volta che si erano incontrati era il 79 Dopo Cristo, e gli abitanti di Pompei ed Ercolano non la presero bene. Tra maghi e stregoni è così: finito il tempo delle grandi battaglie, si trova qualsiasi pretesto per sfidarsi a duello. Il semplice contatto fisico, una precedenza non data a un incrocio, una mail di spam, tutto può finire in lotta.