Sulla scrittura: ispirazione precoce.

L’ispirazione è una barca: se non c’è vento la vela s’affloscia e si rimane lì a galleggiare con gli occhi sul foglio, dove in un impeto di frustrazione pur di scrivere qualcosa s’è ricopiato pari pari il bugiardino dell’aspirina.
A volte, com’è capitato al sottoscritto durante i dieci giorni appena trascorsi, la bonaccia dura parecchio.

Dovesse mai succedere, niente panico.
Innanzitutto devi pensare che non sei non sei solo, è una cosa perfettamente normale: un recente studio rivela che un’autore su tre soffre di ispirazione precoce.
Poi, c’è sempre un modo per venirne fuori.
C’è chi ritiene più opportuno, calato il vento, tirare fuori i remi e andare avanti a forza di braccia per raggiungere acque più favorevoli, scrivendo ad ogni costo, riversando sul foglio anche le cagate più immonde, sudando ogni riga.
Altri invece, preferiscono aspettare che il vento torni da solo.
Personalmente, dispongo di tre “templi”, luoghi sacri in cui vengo raggiunto da lampi di consapevolezza:
– la tazza del water
– la doccia
– il letto
Suppongo dipenda dal fatto che, svolgendo il rituale al quale ciascuno di questi luoghi è adibito, il cervello si rilassi e si svuoti almeno in parte, diventando più ricettivo e reattivo all’intuizione.

Non c’è un “modo giusto” o un metodo brevettato per uscire dalla bonaccia, sia chiaro, io stesso a volte prediligo uno e a volte un altro.

Credo che ciò che conta sia non dimenticare che la scrittura dev’essere un piacere, non una fonte di stress. Il resto è inchiostro.

PS:
Curiosità, quali sono i vostri “Templi dell’Ispirazione”?

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